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La musica alla base della vita: i suoni nascosti emessi dal nostro corpo
Gli studiosi avevano sempre sospettato che le nostre cellule producessero vibrazioni, ma oggi ne abbiamo la certezza grazie ad un recente studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Communications.
Abbiamo tutti familiarità con il battito del cuore, con il brontolio della pancia o con il suono del nostro respiro. Ma che dire dei piccolissimi suoni all’interno del corpo che non possiamo sentire? Non li sentiamo eppure ci sono, la scienza lo ha dimostrato.
La straordinaria scoperta del team di scienziati dell’Università di Buffalo e dell’Hauptman Woodward Medical Research Institute (HWI) ha dimostrato che le proteine del corpo umano vibrano come le corde di uno strumento musicale. Grazie ad una tecnica sviluppata appositamente e basata sulla microscopia a terahertz sono riusciti a registrare nel dettaglio le vibrazioni del lisozima, una proteina antibatterica, presente in molti animali e nell’uomo. Questi piccoli movimenti, che persistono nelle molecole come il suono di una campana, consentono alle proteine di legarsi tra loro in un processo indispensabile per sostenere le funzioni biologiche vitali. “Se si tocca una campana il suo suono persiste nell’aria con delle sue specifiche caratteristiche legate alla campana stessa, le proteine si comportano allo stesso modo” così spiega Andrea Markelz la professoressa di fisica che ha condotto lo studio.
Dunque possiamo affermare con certezza che la vita ha una propria sinfonia che nasce dalle proteine dei corpi animati i quali vibrano ciascuno con le proprie caratteristiche. Attraverso la sua “musica” il corpo riesce ad eseguire diverse funzioni biologiche fondamentali come ad esempio assorbire ossigeno, riparare le cellule e duplicare il DNA.
Anche in Italia abbiamo un team di ricercatori che opera nello stesso ambito, guidato dal Prof. Carlo Ventura, docente di Biologia molecolare dell’Alma Mater di Bologna. Questi studiosi sono riusciti, servendosi di un microscopio a forza atomica, a registrare il suono delle cellule. Hanno, inoltre, dimostrato che il suono prodotto dalle cellule del nostro corpo rientra nel range dell’udibile umano e che per poterlo ascoltare basta solo alzare il volume del segnale.
Ciascuna unità biologica vibra in modo differente a seconda del suo stato di salute e dell’attività che sta svolgendo. La differenza di suono più evidente è fra le cellule sane e quelle sofferenti che sembrano produrre più che un suono, un rumore sgradevole. Ulteriori esperimenti in laboratorio hanno mostrato che, per effetto della risonanza, le cellule sono sensibili alla musica che arriva dall’esterno. Ad esempio, l’ascolto della musica classica o jazz ne allunga la sopravvivenza di due mesi.
La ritmicità sonora è una caratteristica della piccola cellula così come dell’intero universo. Oggi sappiamo che i ritmi circadiani appartengono alla materia vivente e sono poi gestiti dal cervello umano e il ritmo non è che un codice oscillatorio che noi siamo in grado di modulare. Quando una cellula sfiora le vicine, queste vibrano all’unisono. La comunicazione intercellulare attraverso il suono avviene molto più rapidamente di quella generata dai segnali chimici e veicola informazioni essenziali per la vita e per mantenere lo stato di salute. Alla luce di queste nuove straordinarie scoperte diventa davvero interessante la prospettiva di un possibile uso delle vibrazioni, ovvero dei suoni, per curare diverse patologie.
Al Vid (Visual Institute Of Developmental Sciences) fondato dal prof. Ventura si studia come applicare questa proprietà vibratoria nelle ricerche sulle cellule staminali. Se l’energia sonora potesse guidare la differenziazione cellulare si potrebbero riparare le cellule danneggiate e riportarle allo stato di salute.
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